Uomini non Angeli. I preti del Vangelo
Ecco lo stile e il tono da re con cui gli angeli parlano agli uomini, anche se questi uomini sono apostoli; tono di chi, non avendo mai peccato, dall’alto della sua dignità sublime parla a uomini che hanno peccato. Non però questo è il tono di coloro che Cristo ha mandati; poiché le persone da lui designate sono vostri fratelli e nient’altro – figli di Adamo, figli della vostra natura, uguali a voi per natura e diversi soltanto nella grazia – uomini, al pari di voi, esposti alle tentazioni, alle medesime tentazioni,
del 20 marzo 1836
Noi, in quotidiana familiarità, sperimentiamo l’ordine, la costanza, il rinnovamento perpetuo del mondo materiale che ci sta intorno. Per fragile e fugace che ne sia ogni parte, per turbolenti e migranti che ne siano gli elementi, per incessabili che ne siano le mutazioni, esso resiste. È collegato insieme da una legge di stabilità, si tiene su sempre in unità; sempre sul punto di morire, è sempre sul punto di tornare in vita.
Il trono erano le braccia della sua madre immacolata; la sala era una capanna o una grotta; gli adoratori, i Saggi dell’Oriente che portarono in dono oro, incenso e mirra. Tutto attorno a lui si presenta come una realtà terrena: fuorché a chi guarda con occhi di fede. Egli aveva solo un segno della sua divinità. 
«I propri errori chi li conosce? Purificami, o Signore, dalle mie colpe nascoste» (Sal 18 (19), 13)
