La risurrezione

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Dio solo.

Tommaso gli disse: «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28)


1. Io ti adoro con Tommaso, o mio Dio, e se, come lui, ho pecca­to per incredulità, ti adoro ancor più profondamente. Ti adoro co­me il solo adorabile. Ti adoro come più glorioso nel tuo abbassamento, disprezzato dagli uomini, di quello che non lo sii, ossequiato dagli angeli. Deus meus et omnia, mio Dio e mio tutto. Possedere te vuol dire possedere tutto. Signore donati a me.

Io non oserei fare una domanda così ardita; sarebbe presunzione da parte mia se tu stesso non mi avessi obbligato. Tu l’hai messa nel­la mia bocca, ti sei rivestito della mia natura, sei divenuto mio fratel­lo, sei morto come muoiono tutti gli uomini, ma in un’amarezza in­finitamente più grande, perché non ti guardassi da lontano, ma mi avvicinassi a te con confidenza. Tu mi parli come parli a Tommaso, e mi dici di toccarti, di posare la mia mano sopra di te. Mio Dio e mio tutto; che potrei dire di più, potessi pur parlare tutta l’eternità? Il mio cuore è colmo e trabocca di beni quando ti possiedo; ma sen­za di te, io sono nulla, avvizzisco e muoio. Mio Signore e mio Dio, mio Dio e mio tutto, dammi te stesso e niente altro.

2. Tommaso venne e toccò le tue sacre piaghe. Quando verrà il giorno in cui io le potrò baciare realmente e visibilmente? In quel giorno sarò interamente purificato dai miei peccati e dalle mie impurità e sarò degno d’avvicinarmi al mio Dio incarnato, lassù, nella tua casa di luce. Quale mattino splendente sarà quello in cui, soddi­sfatti tutti i miei debiti, io vedrò per la prima volta il tuo volto, con­templerò senza tremare i tuoi occhi, le tue labbra misericordiose, m’inginocchierò con gioia per baciare i tuoi piedi e riceverò il ben­ venuto nelle tue braccia! O mio solo vero amante, voglio amarti ora per poterti amare anche allora. Quale giorno, il giorno dell’eternità,in cui rassomiglierò così poco a quello che sono ora, qui in terra,dove mi sento vivere in un corpo di morte, distratto e tormentato da mille pensieri. O mio Signore, quale giorno sarà quello in cui l’a­vrò troncata col peccato veniale o mortale, in cui io mi presenterò degno di te e perfetto ai tuoi occhi, capace di sostenere la tua presenza, non tremando sotto i tuoi sguardi, non tremando all’esame scrutatore degli angeli e degli arcangeli.

3. Mio Dio, quantunque io non sia ancora degno di vederti e di toccarti, tuttavia voglio avvicinarmi a te sempre più e desiderare ciò che non mi è ancora pienamente concesso. Tu sarai il mio solo Dio! io non voglio avere altro Signore all’infuori di te. Spezzerò in fran­tumi tutti gli idoli che saranno tuoi rivali nel mio cuore. Non voglio nessun altro che Gesù, e Gesù crocifisso. La mia vita consisterà nel pregarti, nell’offrirmi a te, nel conservarmi in tua presenza, nell’adorarti nel tuo santo sacrificio, nell’abbandonarmi interamente a te nella santa comunione.

Testo: John Henry Newman, Meditazioni e Preghiere, a cura di Velocci G. Jaca Book Milano 2002, 73-74.