Maria, creatura unica

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Fin dagli inizi i cristiani hanno definito Ma­ria con il titolo di «Madre di Dio». Non è semplicemente la madre dell’umanità del Si­gnore o del suo corpo: Maria deve essere ben­sì considerata madre del Verbo stesso, del Ver­bo incarnato. Dio, nella persona del Verbo, seconda persona della santissima Trinità, si è umiliato sino a diventare suo figlio. Canta la Chiesa: «Non hai disdegnato il grembo della Vergine». Egli prese da lei la sostanza della sua carne umana e, di questa rivestito, giacque dentro di lei. Egli fu nutrito e allattato da lei, ebbe le sue cure, riposò fra le sue braccia.

Nel piano divino di salvezza, Maria non occupa un semplice posto a caso: il Verbo di Dio non entrò semplicemente in lei per poi uscirne; non passò attraverso di lei come ci visita nella santa Comunione. No: egli « suc­chiò », egli assorbì nella propria Persona divi­na il sangue di lei, la sostanza della sua carne; divenendo uomo da lei, egli ricevette quei li­neamenti e quelle caratteristiche fisiche con le quali si sarebbe presentato all’umanità. Mentre cresceva, poi, le fu sottomesso e le obbedì. Con lei visse per trent’anni, sotto lo stesso tetto, con un rapporto ininterrotto che fu condiviso soltanto da san Giuseppe. Per tutto quel lungo periodo Maria assistette alla sua crescita, vide le sue gioie, le sue sofferenze, le sue preghiere, poté godere del suo sorriso e del tocco delle sue mani, delle sue parole affettuo­se, dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti.

Ora, fratelli miei, che cosa sarebbe stato appropriato a una creatura così favorita? Che cosa si dovrà dare a una creatura che ebbe un simile rapporto con l’Altissimo? Che cosa è appropriato concedere a questa donna che l’Onnipotente si è degnato rendere non sua serva, ma sua amica, non sua confidente, ma sua collaboratrice, la sorgente del suo secon­do essere, la nutrice della sua fragile infanzia, la maestra dei suoi primi anni?

Darò quella risposta che fu data da un re pagano per premiare un suo fedele suddito: Nulla sarà troppo elevato per colei cui Dio de­ve la propria vita umana; nessuna grazia sarà eccessiva, nessuna gloria sarà esagerata. Sia rivestita delle vesti regali, la pienezza della divinità cioè fluisca in lei: in maniera che sia lo Specchio della giustizia, la Rosa mistica, la Torre d’avorio, la Casa d’oro, la Stella del mattino.

(Discourses to Mixed Congregations, On the Fitness of the Glories of Mary, pp. 360-376).