Ave, piena di grazia!

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Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!

Tutte le generazioni l’hanno chiamata beata. Co­minciò l’angelo, che le disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra tutte le donne». E ancora: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un fi­glio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo». Sua cugi­na Elisabetta fu la seconda a salutarla con il titolo che le era appropriato. Anche se era piena di Spirito santo nel momento in cui parlò, tuttavia, ben lonta­na dal credere di essere messa alla pari di Maria da quel dono, fu spinta a usare il linguaggio più umile e rispettoso. «Esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”». Poi ripete: «E beata colei che ha creduto nell’ adempimento delle parole del Signore». Fu al­lora che Maria espresse i suoi sentimenti nell’inno del Magnificat, che leggiamo nei Vespri. Quanti e quanto complessi dovevano essere quei sentimenti! In lei si sarebbe compiuta quella promessa che il mondo attendeva da migliaia di anni. Il Seme della donna, annunciato alla colpevole Eva, dopo una lunga attesa stava finalmente per comparire sulla terra, e sarebbe nato da lei. In lei si dovevano rove­sciare le sorti del mondo; ella doveva calpestare la testa del serpente. A lei era concesso il più grande onore mai concesso a un individuo della nostra raz­za degenerata. Dio stava prendendo su di sé la sua carne e si sarebbe umiliato nell’essere chiamato suo Figlio. Questo è il profondo mistero! Ella, natural­mente, avrebbe provato la sua inesprimibile inde­gnità, il suo umile destino, la sua ignoranza, la sua debolezza agli occhi del mondo. E in più – possiamo a ragione supporlo – ella aveva quella purezza e in­nocenza del cuore, quella luminosa visione di fede, quell’ abbandono fiducioso nel suo Dio che portava­no tutti questi sentimenti a un’intensità che noi, co­muni mortali, non possiamo comprendere. Noi non li possiamo comprendere; noi ripetiamo il suo inno giorno dopo giorno, ma pensate per un istante come è diverso il nostro stato d’animo quando lo diciamo da quello in cui ella lo pronunciò per la prima volta.

testo originale: Annunciation of the Blessed Virgin. The Reverence due to Her, PPS, II, pp. 127-128, 25 marzo 1832